Genitori e competizioni sportive

Durante una recente riunione nella mia associazione sportiva, ho avuto la possibilità di chiarire il mio pensiero riguardo all’opportunità che gli insegnanti tecnici esprimano il loro parere relativamente alla possibilità che genitori e famiglie seguano gli atleti in gara.

Personalmente penso che, generalmente, questa presenza possa essere motivo di ulteriore stress per i ragazzi che devono sottomettersi, oltre che all’impegno agonistico -e, nel Judo, fortemente “fisico”- anche alle aspettative genitoriali, inoltre, come per un “campo scuola” o una gita scolastica, credo che l’esperienza di autonomia contribuisca alla crescita psichica e caratteriale del ragazzo, rinsaldi i rapporti di squadra, responsabilizzi e sia vissuta con spirito più sereno.

Detto questo, essendo un sostenitore della centralità delle famiglie nella scelta, ritengo che ciascuno debba avere la facoltà di decidere come crede meglio, ma penso anche che gli insegnanti tecnici siano nel diritto di esprimere, con appropriati suggerimenti, il proprio parere e, dirò di più, nel dovere di farlo, nell’interesse dei loro giovani atleti.

Aggiungo anche che la partecipazione delle famiglie non mi è in maniera preconcetta sgradita, ma essa deve sottostare a alcune elementari regole:

-Deve essere ATTIVA, sostenendo i propri cari ma anche la squadra col tifo e con le tante piccole esigenze di gara in uno spirito di autentico altruismo sportivo.
-Deve essere POSITIVA, evitando stress, tensione e frustrazioni agli atleti prima e dopo le gare, anzi incoraggiandoli e rincuorandoli quando serve.
Solo ai tecnici spetta il giudizio o il lavoro sul gesto tecnico, l’esortazione, anche aspra, dopo errori nella competizione (e assicuro che non è compito né facile né piacevole). Ai familiari il compito di ridurre la tensione, minimizzare, “coccolare” e comunque rimandare al tecnico per una analisi più attenta.
-Deve essere DISCRETA, evitando di intralciare il lavoro dei maestri, criticare arbitri o tecnici, andrebbe evitato anche di stare “troppo addosso” ai ragazzi per favorirne la concentrazione.

I.t. Alfredo Malagodi