Ho scritto queste riflessioni all’indomani della ripresa delle attività sportive, dopo il drammatico periodo pandemico di alcuni anni fa. Osservavo come ci fosse chi decidesse di non far riprendere o far sospendere l’attività ai figli per limitare i rischi di contagio.
Nel tempo ho notato come questo tipo di scelta sia stata dannosissima per tanti giovani, soprattutto a livello psicologico; danni che in alcuni casi ancora si sta cercando di risolvere.
Il tema verteva comunque più sull’importanza da dare allo sport in generale e al Jūdō in particolare nella crescita sana e completa dei ragazzi.
Nel tempo ho notato come questo tipo di scelta sia stata dannosissima per tanti giovani, soprattutto a livello psicologico; danni che in alcuni casi ancora si sta cercando di risolvere.
Il tema verteva comunque più sull’importanza da dare allo sport in generale e al Jūdō in particolare nella crescita sana e completa dei ragazzi.
Notavo, in quel tipo di scelta, la tendenza a subordinare lo sport a qualsiasi altra attività. Magari non si mandavano i figli a fare Jūdō ma li si lasciava liberi di uscire con gli amici o fare altre attività comunitarie.
Questo a me pare discutibile, per una infinità di motivi ovvi, di coerenza e buon senso e che non tengono conto del valore didattico e sociale dello sport che non è solo un momento di divertimento ma ha implicazioni formative importanti.
-Chi non ha voglia di impegnarsi o di far impegnare i propri ragazzi nello sport (altrettanto legittimamente), afferma spesso perentoriamente: “per me è più importante la scuola”.
Ci mancherebbe altro, aggiungo io. Chi conosce me e la mia famiglia sa che la nostra esperienza e di conseguenza la nostra posizione su questo argomento non è astratta ma concreta.
Ma…subito dopo? Cosa ci mettiamo subito dopo la scuola?
Quanto pesa lo sport nella formazione dell’individuo?
A mio parere, ma anche tanti modelli pedagogici lo sostengono, lo sport è parte fondamentale nella formazione dell’individuo.
Deve essere continuo e costante per permettere al giovane di trovare il proprio livello di coinvolgimento, il proprio ruolo (che non può essere uguale per tutti. Deve essere sostenuto dalla famiglia, sia in termini motivazionali che sotto il profilo dell’impegno personale. Solo così il binomio sport e formazione sarà efficace.
Oppure, si può decidere di non far fare sport ai propri figli, di farglielo fare come attività ludica, secondaria o condizionata ai tanti impegni della famiglia o del giovane o peggio ai suoi capricci, alle sue voglie passeggere, alla volubilità tipica di infanzia e adolescenza. Sono scelte ma, a mio parere devono essere ben chiare, sincere e veraci, perché la formazione non è affare che permette ambiguità!
“Non esiste nulla di più grande nel mondo. L’educazione morale di una persona si estende ad altre 10.000. L’educazione di una generazione ne abbraccia altre cento. Non esiste nulla di più piacevole al mondo. Coltivare il talento e migliorare i tuoi simili, un profumo che permane a lungo dopo la morte.”
Kanō Jigorō shihan (1860-1938), Fondatore del Judo