Una volta per tutte!
s. m. [lat. magĭster, der. di magis «più»]. – 1. (f. -a) a. In senso ampio, chi conosce pienamente una qualche disciplina così da possederla e da poterla insegnare agli altri (…)
Enciclopedia Treccani
Sensei (先生 lett. “persona nata prima di un’altra”), è uno dei tanti, forse il più diffuso fra i termini onorifici giapponesi, spesso tradotto, appunto impropriamente come: “maestro” o “insegnante”. Si dovrebbe pronunciare sensee, allungando la e finale…ma sbagliamo pure questo perché si fa così da diversi decenni!
Il maestro di Jūdō.
Titolo tecnico di vertice conferito da alcune organizzazioni sportive (italiane, ma non solo) a sancire il compiuto percorso formativo di un insegnante. In fin dei conti avremmo potuto scegliere un grado militare, sarebbe stato più sensato, ma va bene pure questo.
Nelle arti marziali e nel pensiero nipponico il rapporto con il proprio sensei è intimo, personale, nessuno dice o peggio, come vedo fare, scrive di se di essere un sensei o un maestro (per carità mi taccio sull’uso delle maiuscole). Sui biglietti da visita poi…
Altra accezione, che è comunemente accettata: il maestro di un dōjō di Jūdō è quello che lo apre ed è maestro, o meglio sensei, proprio perché è letteralmente colui che è “nato prima” in quel dōjō, a prescindere dalle qualifiche tecniche che possiede.
Chiosa mia: un maestro ammaestra…puoi prendere tutti i titoli che vuoi, ma se non hai allievi a cui trasmettere la tua arte…
Ho conosciuto sensei di Jūdō che non hanno mai avuto la qualifica relativa e maestri di Jūdō che non hanno allievi.
A noi italiani piacciono tanto ‘ste cose e abbiamo fatto diventare un titolo quello che è in origine un trattamento onorifico (la questione è questa…chi è interessato approfondisca).
Aprire un dōjō comporta pazienza, determinazione, passione, impegno e resilienza (stavolta ci sta), non è roba per tutti, prescinde da titoli e qualifiche e anche dalle possibilità economiche.