Volate bassi

Tutte le categorie umane hanno le loro dinamiche, troveremo l’esperto autorevole e tronfio fra i collezionisti di francobolli così come fra i monarchici, il prepotente fra i buddhisti e gl’insegnanti di judo, il sant’uomo fra i cristiani e islamici.
In più, in ogni categoria umana vedremo le consuete dinamiche di autoreferenzialità e la certezza di essere delle grandi persone, questo perché ci si muove inconsapevoli nel proprio micro-mondo, ma quando si esce da quello si è persone con lo stesso valore delle altre…spesso anche minore, inversamente proporzionale a quanto ci si sente grandi nella propria confort zone.
Poi questa società della performance, della qualifica, del diplomino continuerà per molto tempo a confondere i titoli coi trattamenti, il valore intrinseco della persona con i suoi pezzi di carta e, cosa più grave, questi ultimi con le effettive capacità.
La stupidità di chi, convinto di fare cose serie, occupandosi magari di politica o di management guarda dall’alto in basso chi si dedica alle proprie cose, chi nella propria vita coltiva interessi apparentemente vacui ma che possono comunque riempire un’esistenza.
E l’opposta fazione, l’ideologia, il più grande male della nostra epoca che crea fratture fra uomini e comunità. Un processo che oramai va al di là delle idee, superata la dicotomia destra/sinistra, oramai si ideologizza tutto, i virus e le cure, la libertà di opinione e il diritto di scegliere come curarsi, ma pure la visione della Storia. In un processo distruttivo ci si arrocca, e ci si fortifica scegliendo le tesi, senza magari approfondirne le fonti e si fa dell’altro il nemico, senza provare a capirne ragioni e timori, anzi, rivendicando, rompendo le palle, forti di una libertà di cui si sono dimenticate le radici.
E la comunicazione, i social, i giornalisti e i giornalisti social, un mondo ancora inconsapevole e autoreferenziale in cui tutti scrivono e pontificano -e infatti lo faccio pure io- in fondo alla ricerca della pagnotta o della gratificazione, tutti dimentichi dell’importanza dell’origine della scrittura, che non è affermare, ma comunicare.
La perdita quasi totale di sistemi valoriali che dovrebbero sempre partire dai diritti delle donne e degli uomini, con la capacità di aggiornarli, cogliendo le sfumature e i cambiamenti e senza tornare di nuovo alle ideologie che vengono dopo i valori e i diritti.
L’estinzione, ma reversibile, del senso di comunità. Estinzione perchè la parola stessa incute oramai timore o perlomeno diffidenza, reversibile perchè basterà che qualcuno di buona volontà provi ad accorgersi dell’urgenza di fare altro.
Infine, penso che l’esortazione di Vittorio Arrigoni, al di là però di qualsiasi appropriazione ideologica, potrebbe essere il motto più intelligente della nostra epoca.
«Restiamo Umani»

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